Non si può non comunicare

“Non si può non comunicare”

ha affermato uno dei più grandi esperti di comunicazione della nostra epoca, lo studioso Paul Watzlawick, del Mental Research Institute di Palo Alto, California.

Nella laconica formula è contenuta una delle chiavi più importanti del processo di comprensione del fenomeno comunicazione: ogni individuo vivente infatti comunica in molteplici modi, e del resto non potrebbe esimersi dal farlo, neanche se lo volesse. Basti pensare al classico esempio del viaggiatore, che, durante un tragitto in treno, spalanca il suo quotidiano e si tuffa nella lettura, pur avendo di fronte altri compagni di viaggio. Ebbene in un caso simile non si potrà certo affermare che egli abbia deciso di non comunicare con i suoi vicini di posto. In realtà il suo messaggio comunicativo giunge forte e chiaro: non voglio dialogare con nessuno, preferisco leggere!


Da questo primo presupposto della pragmatica della comunicazione umana deriva come sua declinazione il presupposto che ogni comportamento (anche omissivo) è comunicazione e ogni comunicazione è comportamento.

La conclusione logica è che quando comunichiamo, potremmo aver messo in atto, oltre alla forma verbale, altre forme di comunicazione delle quali non siamo coscientemente consapevoli, che potrebbero invalidare una parte della nostra comunicazione.

Consideriamo ad esempio che la velocità dell’eloquio, in assenza di focus specifico e gestita quindi in automatico senza attenzione consapevole, potrebbe già da sola influenzare pesantemente la qualità della comunicazione: istruzioni dettagliate e precise per raggiungere un luogo, fornite con una velocità che non permette all’interlocutore di registrarle, risulterebbero inapplicabili, con conseguente frustrazione sia dell’emittente, convinto di aver comunicato in modo chiaro ed esaustivo, che dell’interlocutore, che non è riuscito a raggiungere la destinazione desiderata.


Il presupposto “non si può non comunicare” non chiarisce l’interpretazione del comportamento e della comunicazione, ma solo l’inevitabilità della comunicazione.

Completa e continua